Depressione e senso di colpa

"L'inferno è la sofferenza di non poter più amare"

Fëdor Dostoevskij - I Fratelli Karamazov


Depressione… ?

La depressione è una condizione complessa che colpisce la mente e il corpo e può portare a un senso di vuoto e disperazione difficile da superare. Il tema della depressione ha attraversato secoli di riflessione filosofica e letteraria, toccando profondamente l'animo umano. Parliamo dunque di depressione come disturbo psicologico e come parte di una condizione esistenziale che merita comprensione e attenzione. Molti pensano alla depressione come a una tristezza accentuata superabile attraverso l’attivazione, tuttavia è una condizione che pervade ogni aspetto della vita influenzando il modo di pensare, sentire e agire.

"L'inferno è la sofferenza di non poter più amare" (Dostoevskij, 1880). Questa frase, tratta da I Fratelli Karamazov, cattura una delle essenze più profonde della depressione: la perdita di connessione, di senso e di amore per la vita e per sé stessi. Quando siamo depressi, sembra che tutto ciò che ci circonda perda colore e significato. La depressione come un'ombra oscura si insinua nella mente facendo apparire tutto difficile, a volte impossibile.

Sintomi principali della depressione

I sintomi della depressione non si limitano a una sola sfera della vita e si manifestano in vari modi. Ecco alcuni segnali comuni:

  1. Tristezza persistente: una sensazione di vuoto che non passa, anche nei momenti che dovrebbero essere di gioia.

  2. Perdita di interesse: ciò che una volta dava piacere ora sembra privo di significato. Come se un musicista non trovasse più armonia nella musica o un pittore non vedesse più i colori.

  3. Alterazioni del sonno: ci si può ritrovare a combattere l'insonnia o, al contrario, a cercare rifugio nel sonno, sfuggendo alla realtà.

  4. Cambiamenti nell'appetito: mangiare troppo o troppo poco, a seconda che il cibo diventi una fonte di conforto o di indifferenza.

  5. Affaticamento e mancanza di energia: quella stanchezza che sembra non avere causa, che rende difficile anche il solo alzarsi dal letto.

  6. Difficoltà di concentrazione: la mente si annebbia, rendendo difficile focalizzarsi, anche su semplici attività quotidiane.

  7. Pensieri negativi ricorrenti: autosvalutazione, senso di colpa e inutilità. Nei casi più gravi, possono emergere pensieri di morte o suicidio, come via di fuga da una sofferenza opprimente.

Melanconia: Uno sguardo dalla storia

La depressione è stata chiamata in molti modi nel corso dei secoli. Gli antichi Greci la definivano "melanconia", una condizione che, secondo Ippocrate, era legata all'eccesso di "bile nera" nel corpo. Per i Greci, la melanconia rappresentava uno stato di tristezza e apatia, ma già allora si intuiva che dietro a questo disturbo vi era qualcosa di più profondo, un'inquietudine dell'anima. Ippocrate vedeva la salute come equilibrio e la melanconia era il segno di uno squilibrio che non riguardava solo il corpo, ma anche la mente e lo spirito (Ippocrate, 400 a.C.).

La "bile nera" rappresentava simbolicamente la rabbia e l'angoscia trattenute, emozioni che, invece di essere espulse, venivano accumulate e si trasformavano in qualcosa di tossico. Questa idea ha un legame sorprendente con la moderna comprensione della depressione come rabbia retroflessa: emozioni che non trovano una via d'uscita e che, alla fine, diventano auto-distruttive.

La depressione e il senso di colpa

Un aspetto meno noto della depressione è la sua connessione con il senso di colpa, che spesso si manifesta come una forma di "rabbia retroflessa". Questo concetto, esplorato da Freud, si riferisce a un meccanismo per cui la rabbia, invece di essere espressa e liberata, viene trattenuta e rivolta contro sé stessi. Immaginiamo una persona che accumula rabbia per una situazione ingiusta, ma che, per varie ragioni, non riesce a manifestarla. Questa rabbia, anziché sparire, si trasforma in autocolpevolizzazione. È come se il soggetto iniziasse a credere che la colpa per tutto ciò che non va sia sua e questo alimenta un ciclo di dolore e autoaccusa.

In Delitto e castigo, Dostoevskij racconta magistralmente questo processo attraverso il personaggio di Raskol'nikov. Dopo aver commesso un crimine, la sua mente non riesce a trovare pace: il senso di colpa lo consuma, come una ferita che continua a sanguinare e la sua sofferenza è il risultato di un conflitto interiore irrisolto, in cui rabbia e senso di colpa si mescolano e si rafforzano reciprocamente (Dostoevskij, 1866).

Come affrontare la rabbia retroflessa

Affrontare il senso di colpa e la rabbia retroflessa significa, in primo luogo, comprenderne l'origine. È davvero giustificato o è frutto di aspettative irrealistiche? Spesso, nella terapia, si lavora su questo: aiutare le persone a distinguere tra colpe reali e autoaccuse infondate e a sviluppare una maggiore compassione verso sé stessi.

La filosofia stoica offre un'interessante prospettiva su questo tema. Epitteto diceva "non sono gli eventi a turbare gli uomini, ma i giudizi che essi formulano sugli eventi" (Epitteto, 100 d.C.). Spesso, la depressione nasce proprio da giudizi severi su sé stessi: il continuo accusarsi di non essere abbastanza, di non aver fatto abbastanza, di non essere degni di amore o successo. Imparare a esprimere la rabbia in modo sano e costruttivo può essere un passo fondamentale per rompere il ciclo della depressione.

Perché è importante riconoscere la depressione?

Riconoscere la depressione è come identificare una strada che, seppur oscura, può portare alla luce. Capire di essere in una condizione depressiva permette di iniziare a cercare aiuto e costruire un ponte verso la guarigione. È importante consapevolizzare che non c'è vergogna nel chiedere aiuto: la depressione non è una debolezza, ma una condizione che può essere trattata e affrontata con il supporto giusto.

Per chi desidera una prima valutazione è possibile fare un test online rispondendo a delle semplici domande. Questo test, seppur valido e affidabile, non sostituisce una diagnosi professionale, può tuttavia offrire una prima indicazione sulla presenza di sintomi depressivi.

"Esiste nella vita una sola felicità: amare ed essere amati"
George Sand, 1847

Quando si è depressi questa felicità sembra irraggiungibile. La depressione può farci sentire soli e intrappolati ma si può ritrovare la strada verso una vita più serena e soddisfacente. Come diceva Carl Jung, "Non si diventa illuminati immaginando figure di luce, ma rendendo cosciente l'oscurità" (Jung, 1933). È possibile fare pace con la nostra rabbia, accettarla come parte di noi e imparare a convogliarla verso un cambiamento costruttivo, piuttosto che lasciarla distruggere dall'interno.

Gabriele Lungarella

Graduated in Psychology and later in Photography Gabriele is a documentary photographer based in Rome, Italy. His work centers on landscape, urban landscape, interiors and architecture photography. Since 2011 he teaches photography at IED (Design University) in Rome. Interested in landscape as a silent reflection of human activity, his works focuses on creating an archive of natural environments and man-made landscapes, with special attention to the human and his psychological stratification.

http://www.gabrielelungarella.com
Avanti
Avanti

Fotografia in Psicologia Clinica